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Fotografare, cosa ho imparato da Kobe Bryant

In questi giorni circolano, purtroppo e inevitabilmente, molti aneddoti su Kobe Bryant, sulla sua vita privata e sportiva. Dal momento che stiamo parlando di un grande campione di basket, quest'ultimi sono quelli che più mi hanno interessato:

«Un giorno sono entrato in palestra e Kobe stava tirando a canestro. Gli ho chiesto "da quanto sei qui?" e lui mi ha risposto "Da venti minuti".
Anche a me andava di fare un po’ di tiri e gli ho chiesto se gli andasse di fare una gara. "Non posso" mi ha risposto "ho appena iniziato con questo tiro". Gli chiesi se da venti minuti stesse tirando dallo stesso punto e mi rispose di sì.
"Torna fra 40 minuti, per allora dovrei avere finito". Me ne andai, ma non volevo credere che una persona potesse tirare per un’ora intera dalla stessa, noiosissima posizione, così tornai 35 minuti dopo e lui era ancora lì. Da 55 minuti tirava dalla stessa identica, inutile posizione senza neppure muovere i piedi.» (Jamal Crawford)


«Entrai in palestra e me lo trovai lì. La cosa non mi sorprese particolarmente, anzi, in realtà capitava tutti i giorni. Ma quel giorno c’era qualcosa di strano: non c’era neppure un pallone in tutto il palazzetto, eppure lui era sudato fradicio. Stava provando, completamente da solo, dei movimenti senza palla, robe tipo tagli, blocchi, allontanamenti. Gli chiesi se fosse impazzito. Mi rispose che non capiva come mai nessun altro lo facesse.» (Shaquille O'Neal)

Olimpiadi di Londra 2012, Team Usa. Il primo giorno di preparazione Kobe chiede il numero di telefono al preparatore fisico. Lo chiama dopo l'allenamento per chiedergli di fare del lavoro individuale. L'appuntamento è per le 4:45 del mattino, in palestra. I due lavorano insieme per circa 2 ore, poi il preparatore torna a letto mentre Kobe continua con gli esercizi.
Alle 11 c'è l'allenamento della squadra: quando il preparatore arriva, trova LeBron, Durant e Melo che chiacchierano e, nell'altra metà campo, Kobe tutto sudato che tira da solo. Il preparatore gli si avvicina e gli dice che avevano fatto un bel lavoro insieme qualche ora prima. Kobe annuisce. Il preparatore gli chiede a che ora ha finito con gli esercizi. Kobe fa l'ultimo tiro, si gira, lo guarda dritto negli occhi e gli risponde "Proprio adesso".

I fatti narrati dicono tutti la stessa cosa: il talento naturale è nulla senza passione, impegno, costanza, determinazione e sacrificio. E' una lezione che vale per ogni aspetto della vita: per lo studio, per gli sport (tutti gli sport) e, perché no, anche per la fotografia.

Ciao
Giovanni

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