Passa ai contenuti principali

Post

Mario Spada, raccontare Napoli in bianco e nero

Se ti piace il fotoreportage, quello "classico" e forte in bianco e nero, quello con contrasti a volta violenti e immagini non sempre pulite; se ami Napoli, o ti fa incazzare, o ti incuriosisce ma non la capisci, o non riesci a conciliarne le contraddizioni, se, se, se... dedica qualche minuto al sito di Mario Spada . Mario Spada | da "La città evidente" Classe '71, i suoi meritirisultatiecollaborazioni li leggi sul sito (per dire, Mario Spada è stato fotografo di scena e consulente per Scampia per le riprese del film "Gomorra"). Quello che personalmente più mi interessa è la ricca sezione dedicata ai reportage: vivere e morire a Scampia le ville di Casal di Principe Ultras I battenti di Guardia Sanframondi La Madonna dell'Arco Banlieues de Paris Pitbull - Storie di cani da combattimento Napoli Storia di Francesco Accanto a fotografie in cui domina il bianco e nero, il mosso, il contrasto forte, lo scatto ravvicinato immerso...

Ancora sull'etica e il fotogiornalismo

Sandro Iovine , direttore della rivista Il Fotografo , commentando un mio precedente post "Fotogiornalismo, etica e il premio di Kevin Carter" , cita tre fatti concreti per i quali si trova in disaccordo con quanto da me scritto. I fatti sono riepilogati in tre suoi post ( Ma bravo Pellegrini , Cose... strane dal mondo (della fotografia) e Quanto vale un cadavere in galleria ), e sono relativi (in sintesi estremissima) il primo all'opportunità di soffermarsi, fotografandolo, sul dolore di una persona prossima alla morte e, gli altri due, all'utilizzo finale di questi scatti. Sui casi citati non posso che trovarmi d'accordo, ma mi permetto di sottolineare che non tutto il fotogiornalismo ha il gusto per il dettaglio raccontato da Pellegrin: "Con Scott Anderson del New York Times eravamo corsi sul luogo di un’esplosione: c’era un uomo in terra, si trascinava, era l’obiettivo del primo missile. Appena sono sceso dalla macchina ne è arrivato un secondo. L’...

Discutere di fotografia sul web

Era da un po' che volevo affrontare questo argomento. Tutto è nato da un articolo sul blog di Massimo Cristaldi : in estrema sintesi (ma vi invito a leggere il suo articolo) Cristaldi lamenta l'assenza di uno spazio dove discutere in modo costruttivo di fotografia . Discutere, non scrivere: i blog, infatti, sempre più si caratterizzano come spazi con poca interattività tra l'autore e i lettori. Il blogger scrive, i visitatori leggono e passano ad altro: nessuna discussione, nessun confronto, nessuna critica o apprezzamento. Di converso, i gruppi aperti si caratterizzano (spesso) per la vacuità (attenzione, il termine e mio) delle discussioni : avete mai visto una vera, seria e ragionata critica ad una fotografia, una presa di posizione decisa, documentata, articolata? Nelle community e nei forum o si vogliono tutti troppo bene, o ostentano verso il malcapitato di turno una capacità di critica spesso imbarazzante (citando Ardengo Soffici, "una logorrea [...] tutta di...

Milano, volto di donna nella folla (a Enza)

Milano, ?? Avvento di qualche anno fa (fine anni '90, in realtà, nello scorso millennio). La città si è già vestita a festa di luci, e le strade sono invase da una folla in frenetica ricerca di regali. Nella folla, tra i mille altri, emerge un volto. Come accade nella vita, che tra mille persone all'improvviso ne appare una e non sai neppure perchè ma è lei. La macchina fotografica era la Canon EOS 50e, la prima reflex acquistata con i miei soldi; l'ottica il Sigma 70-300 f:4-5.6 apo, il mio primo obbiettivo in assoluto, e la pellicola una Kodak TMax 3200 esposta a 1600 iso. A quel tempo non parlavo ancora di street photography ; semplicemente, giravo per le strade (di Milano, in questo caso) con la macchina fotografica al collo e scattavo. Senza farmi troppi problemi né pormi troppe domande se fosse serio - o meno - usare uno zoom 70-300mm. E senza pensare che, al massimo, avevo a disposizione 36 scatti. Che già mi sembravano tanti. Ciao Giovanni B.

Verona, concerto jazz di notte

Verona, luglio 2000 Che bello il senso di libertà e di vita che promana dalle lunghe serate d'estate; quanto tempo da dedicare agli amici, alle chiacchiere, o semplicemente da trascorrere con qualcosa che riempie l'animo. In questo caso l'occasione fu un concerto di musica jazz (l'ensemble Carlo Ceriani Settetto) al cortile del Palazzo del Mercato Vecchio, a Verona. Fotografia di diversi anni fa, una delle rare uscite per fotografare un concerto ed una delle prime volte con una pellicola  Kodak T-Max 3200 . Ricordo che fui molto sorpreso del risultato, e soddisfatto (e stupito) di poter scattare, di notte, a mano libera con la luce naturale. Ciao Giovanni B.

Ritratto e fotografia

Dopo aver dedicato un po' di tempo a studiare i ritratti fotografici pubblicati su Internet ho iniziato a focalizzare alcune riflessioni sul ritratto fotografico. Partiamo dalla premessa che un ritratto dovrebbe permettere all'osservatore di comprendere qualcosa della persona ritratta. Pertanto: il web è pieno di volti rugosi di anziani/contadini/operai, ed il primo-piano (abusato in questi casi) dice veramente poco; il web è pieno di primo-piani e di mezzi-busti di ragazze/donna che non dicono nulla; il web è pieno di bambini che sorridono / piangono / guardano il fotografo stupiti; il ricorso al primo-piano priva l'osservatore dei riferimenti all'ambiente in cui è collocato il soggetto; idem per lo sfocato eccessivo che rende illeggibile lo sfondo. In materia per me è (generalmente) di riferimento la profondità di profondità di campo delle fotografie di " The Sartorialist ", cucita attorno al soggetto (sempre su "The sartorialist" vale ...

Venezia, passeggiando sotto un cielo di stelle

Fotografare di notte permette di giocare con i riflessi e con le luci artificiali, molto più che durante le ore di luce, "scavando" il buio come fosse una superficie da plasmare. Siamo a Venezia, in una serata invernale: la pellicola utilizzata è una Kodak T-Max P3200 che mi divertivo (ero un ragazzetto allora, pieno di entusiasmo e di voglia di sperimentare) a esporre a 1600 iso. Non che ci fosse una ragione tecnica dietro questa scelta, semplicemente avevo l'impressione che il risultato fosse migliore, soprattutto nella resa delle luci. Mi rimane, di quel periodo, la nostalgia delle ore passate in camera oscura a stampare i negativi, e la nostalgia delle stampe stese ad asciugare come splendido bucato. Ciao Giovanni B.