Sono le 2.35 di un venerdì di fine aprile e, nonostante l'ora tarda e la consapevolezza che tra poche ore dovrò alzarmi, non riesco a prendere sonno. Inevitabilmente; da poco ho chiuso, concluso la lettura del romanzo " Caduta libera ", e la mente e il cuore è un groviglio di incubi. Spesso si dice che un'immagine vale cento parole e prego che, in questo caso, non sia vero: perchè il libro di Nicolai Lilin non è la pubblicazione di un reportage fotografico sulla guerra Cecena, ma il racconto in parole dei suoi due anni da cecchino nell'esercito russo. Ed è un racconto che evoca i più brutti demoni, sia che parli di guerra, sia che parli della falsa pace per la quale si combatte. Non è più solo la guerra cecena, ma quella raccontata diventa, nella mia anima, l'alito di tutte le guerre: e mi trovi nel letto a pensare che quello che ho appena letto come romanzo, in questo stesso momento, in qualche parte del mondo, è realtà. In troppe parti del mondo. ...
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