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Fotografare, ecco cosa ho imparato da Marc Riboud

Se ti dovessi dire qual è la più bella fotografia di calcio di sempre, ti indicherei questa, di Marc Riboud.
Perchè, come poche altre, è universale, fuori dal tempo, e racconta cos'è il calcio veramente.
Raccoglie e sintetizza tutto: l'azione che si sta concludendo, i fotografi a bordo campo, il movimento dei difensori e dell'attaccante, l'attenzione carica d'attesa degli spettatori.

Fotografia di partita di calcio di Marc Riboud
Marc Riboud, Wembley, Londra 1954

Per dirla con le parole di Marc Riboud stesso, molti anni dopo:
La fotografia è essenzialmente il fatto di cogliere un attimo piuttosto che un altro, di azzeccarlo, di fermare il movimento all’istante giusto. Come la nota giusta in musica, l’equilibrio in architettura. La soddisfazione è tanto più grande quanto l’esercizio è più difficile, e gli elementi da riunire più diversi, più mobili e meno prevedibili.
C'è un altro aspetto di questa foto che trovo interessante. Troppo spesso siamo ossessionati dalla tecnologia, al punto che la tecnologia diventa un alibi per non fotografare (l'AF è lento, non ho un tele adeguato, mi manca il flash e così via); ecco cosa Riboud, nella stessa intervista, racconta di questa foto:
È stata una delle mie prime foto a Londra, nel 1953 o 1954, Robert Capa mi ci aveva mandato per imparare l’inglese. Cornell, il fratello di Robert, fotografava quella stessa partita, per Life. Si era piazzato vicino ad una rete e io ammiravo i suoi teleobiettivi e i suoi badges e mi dicevo che non avrei mai saputo sbrigarmela come lui. Io avevo semplicemente comprato un biglietto come tutti gli altri e mi trovavo nelle tribune, con un 135mm.
Messa a fuoco manuale, una pellicola, un 135mm e un'idea in testa. Come ci siamo già detti più volte, è più importante una buona idea che una nuova macchina fotografica.


Ciao
Giovanni B.

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