Ho scelto quattro foto, ti chiedo di scorrerle tutte fino alla fine.
Tendenzialmente non amo, e non capisco, le installazioni artistiche: mi sembrano l'espediente cui ricorre chi non ha capacità artistiche.
Questa, invece, mi ha colpito: il primo spunto di riflessione è che l'arte non è solo, o necessariamente, tecnica e manualità, ma capacità di suscitare una reazione, un pensiero; capacità di fermare lo sguardo e la mente e di mostrarle qualcosa di nuovo, o rimostrarle qualcosa di vecchio, ma non conosciuto.
Il secondo spunto è tutto legato all'opera: un piccolo libro che mette in discussione la solidità del muro, ne altera l'uniformità e l'equilibrio.
Fin troppo facile, per chi è della mia generazione, pensare al Muro dei Pink Floyd (e per chi non li conosce: faccia ammenda e vada a studiare!).
Il The Wall dei Pink Floyd, però, è un muro costruito attorno all'individuo dalla società; l'opera di Jorge Méndez Blake mi ha fatto riflettere sul fatto che i libri e, per estensione la conoscenza, ci aiutano a rompere i muri che noi stessi costruiamo.
E nella "conoscenza" metto anche il frutto del lavoro dei fotogiornalisti che permette a tutti noi, impegnati nel tragitto casa-lavoro/casa-scuola, di avere uno sguardo inedito sul mondo.
Il terzo spunto è noto: non servono grandi cose per trasmette un messaggio, per proporre il proprio punto di vista. Jorge Méndez Blake ha usato dei mattoni e un libro; la materia prima è banale, comune, accessibile a tutti, la differenza la fa, come al solito, l'idea dell'artista.
Aggiornamento: Luca Freguglia mi ha suggerito (grazie!) un'interessante lettura alternativa:
inoltre il libro sostiene i mattoni, la cultura che supporta la materia, ma oltretutto piega, curva un qualcosa di rigido e immodificabile come il mattone
L'hai trovato interessante? Condivi il post, grazie!
Ciao
Giovanni B.
(N.B: Tutte le foto sono di Jorge Méndez Blake e sono pubblicate con il permesso dell'artista)
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