Il Castelnuovo Fotografia di quest'anno ha riservato più di una piacevole sorpresa; tra queste, senza dubbio, TOUCH, un progetto di Piero Cavagna e Giulio Malfer.
TOUCH è un lavoro coinvolgente, che utilizza un espediente tecnico per suscitare lo stupore della magia e fissare nella memoria la storia che vuole raccontare.
TOUCH incuriosisce: è una scatoletta in legno, profuma di pino cembro e nasconde un libro. Un libricino di carta lucida e bianca, ovviamente; meno ovvio è che anche il testo sia stampato in inchiostro bianco. Per leggere devo inclinare la pagina, sforzarmi di trovare e mantenere il giusto angolo; leggere, un atto banale ripetuto migliaia di volte in un giorno, diventa un atto faticoso, e fastidioso. Scoprirò tra breve che è giusto così.
E poi ci sono questi rettangoli neri, perfettamente centrati sul foglio bianco. Sono strani, calamitano inevitabilmente l'attenzione. E' inchiosto termocromico che, reagendo al calore della mano, rivela per un attimo l'immagine che nasconde: ritratti di ragazzi e ragazze vittime dell’Olocausto.
E allora capisci e apprezzi questa perfetta corrispondenza tra la forma (il carattere bianco su foglio bianco, l'inchiostro termocromico) e la sostanza: l'Olocauso, tremenda anticipazione della follia di tutte le dittature passate e attuali, è una storia che non deve essere letta per svago, non può essere letta con disattenzione.
E l'inchiostro che copre i ritratti ti obbliga a toccare con mano quei volti, ti coinvolge in quella storia di 70 anni fa, ancora tanto attuale e tremendamente dimenticata.
Ciao
Giovanni B.
TOUCH è un lavoro coinvolgente, che utilizza un espediente tecnico per suscitare lo stupore della magia e fissare nella memoria la storia che vuole raccontare.
TOUCH incuriosisce: è una scatoletta in legno, profuma di pino cembro e nasconde un libro. Un libricino di carta lucida e bianca, ovviamente; meno ovvio è che anche il testo sia stampato in inchiostro bianco. Per leggere devo inclinare la pagina, sforzarmi di trovare e mantenere il giusto angolo; leggere, un atto banale ripetuto migliaia di volte in un giorno, diventa un atto faticoso, e fastidioso. Scoprirò tra breve che è giusto così.
E poi ci sono questi rettangoli neri, perfettamente centrati sul foglio bianco. Sono strani, calamitano inevitabilmente l'attenzione. E' inchiosto termocromico che, reagendo al calore della mano, rivela per un attimo l'immagine che nasconde: ritratti di ragazzi e ragazze vittime dell’Olocausto.
E allora capisci e apprezzi questa perfetta corrispondenza tra la forma (il carattere bianco su foglio bianco, l'inchiostro termocromico) e la sostanza: l'Olocauso, tremenda anticipazione della follia di tutte le dittature passate e attuali, è una storia che non deve essere letta per svago, non può essere letta con disattenzione.
E l'inchiostro che copre i ritratti ti obbliga a toccare con mano quei volti, ti coinvolge in quella storia di 70 anni fa, ancora tanto attuale e tremendamente dimenticata.
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone ’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole. (Montale, La primavera hitleriana)
Ciao
Giovanni B.
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