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Come funziona il sensore Foveon e come sfruttarlo a fondo

Oggi mi è arrivata una lunga e dettagliata spiegazione su come impostare la Sigma SD15 ed elaborare il file RAW per sfruttare al massimo le qualità del sensore Foveon.
Siccome mi sembra piuttosto interessante, ed utile per tutti i possessori di Sigma, la condivido di seguito, precisando che la paternità di quanto segue è di "Sardosono" (per l'autore: se mi contatti posso ringraziarti e inserire il link al tuo sito, blog, profilo Facebook o quant'altro).
Prendetevi un po' di tempo: calma e concentrazione sono necessarie.
Buona lettura.

Grafica che mette a confronto la cattura dei colori in una pellicola, in un sensore tradizionale Bayer e in un sensore Foveon
Pellicola, sensore tradizionale e Foveon a confronto


Come ottenere dal Foveon risultati inarrivabili col Bayer

Il problema è, a mio avviso, molto semplice: per ottenere dal sensore Foveon risultati inarrivabili col Bayer non basta "sapere come" fare, bisogna "capire perché".
In altri termini, non si possono definire semplici regole pratiche generali da seguire pedissequamente; ma se si comprende la logica, la cosa è in realtà semplicissima (come si suol dire: molto più semplice a farsi che a dirsi).
Provo a riassumerla in estrema sintesi:
  1. il Foveon ha una gamma dinamica di circa 11 stop nella SD15, cioè circa mezzo in meno della SD14, sacrificato per riequilibrare la sensibilità del rosso;
  2. in una immagine finale ottimale, licenziata per la stampa, l'estensione tonale viene delinearizzata su un massimo di 5 stop e mezzo, uno in più se licenziata per visione retroilluminata (monitor a led, gamma 2.2);
  3. questo lascia uno spazio di 5.5 stop di sottoesposizione (11-5.5) rispetto alla sensibilità nativa del sensore (che è di circa 64 asa) per andare in stampa su supporto lucido, equivalente ad una sensibilità nominale di circa 2000 ISO (che si riducono a circa 1000 se dovrà essere elaborata per visualizzazione retroilluminata mantenendo la stessa qualità percepita).
Se abbiamo chiaro quanto sopra diventa evidente sia il trattamento di postproduzione, sia la procedura di esposizione ottimale.

Come trattare il file RAW della Sigma SD15
  1. in postproduzione dobbiamo "traslare" verso l'alto l'intera gamma tonale prima di toccare in qualunque modo la "curva di esposizione". Tale traslazione deve essere di entità tale portare le alte luci - che ancora devono mantenere dettaglio - fino a circa un terzo di stop sotto la bruciatura, cioè circa il 94%; la cosa si fa in un attimo avendo davanti l'istogramma completo (RGB più luminanza), sempreché, ovviamente nell'immagine, ci siano alte luci con dettaglio. Se non ci sono, allora è necessario memorizzare, al momento dello scatto, il delta di esposizione... beh, lo vediamo più avanti.
  2. spostare il punto di nero secondo le necessità dell'immagine (questo è l'aspetto più critico perché richiede esperienza e senso estetico);
  3. solo a questo punto possiamo intervenire sulla distribuzione delle luminanze cromatiche (cioè bilanciamento del bianco, ma è sempre meglio curarlo in sede di ripresa ed avere uno scatto che non richiede ribilanciamenti) e della luminanza generale (aprire eventualmente luci ed ombre);
  4. eventualmente annullare le modifiche effettuate ai precedenti punti 2 e 3 e ripeterli ex novo finché non si è pienamente soddisfatti.
Tutto questo può sembrare complicato, ma non lo è per niente. Acquisita un po' di pratica si fa in un attimo.

Come esporre di conseguenza con la SD15?
Per chi era abituato a sviluppare in proprio Velvia ed Ecktachrome la risposta e brevissima: fare la stessa cosa con sensibilità nativa 64 ISO, ma avendo a disposizione ben 5 stop e mezzo invece di soli 1-1,5 max!!!
Una procedura schematizzata può essere la seguente:
  • mettere in esposizione manuale, lettura spot ed impostare 100 ISO;
  • calcolare l'esposizione per luce incidente, cioè leggere l'esposizione su un cartoncino bianco neutro lucido, riflettente al 92% ed orientato verso la luce principale (senza paranoia, un foglio di carta fotografica lucida va benissimo) ed aprire la lettura di 7 terzi di stop (cioè 2 stop + 1/3) e memorizzare tale lettura;
  • impostare tempi e diaframmi secondo le esigenze fotografiche, creative e tecniche, e confrontare tale lettura con quella per luce incidente (punti precedente);
Chiamiamo in questa sede "delta" la differenza tra le due letture (più precisamente tra i due valori luce equivalenti), e se nell'immagine non ci sono alte luci con dettagli, scriviamocelo perché è il valore che ci servirà al suddetto punto 4.
Ora i casi sono tre:
  • l'impostazione voluta risulta sovraesposta (delta positivo): non c'è niente da fare, bisogna modificare i parametri o ricorrere ad un filtro grigio neutro (ND);
  • l'impostazione voluta risulta pari o sottoesposta fino ad un massimo di 5 stop (lasciamocene mezzo di margine): in tal caso possiamo comporre e scattare!
  • la sottoesposizione è maggiore di 5 stop e mezzo (delta minore di -5.5): dobbiamo sacrificare le ombre oppure rinunciare.
Anche tutto questo è semplicissimo a farsi: la lettura incidente la fate una volta e vale finché non cambia la luce, ed il calcolo del delta finirete col farlo mentalmente al volo mentre mettete a fuoco, anzi in minor tempo.

Come impostare gli ISO sulla SD15?
Un'ultima considerazione sull'impostazione ISO. Poiché esponete in manuale prima dello scatto potete mettere qualla che vi pare, il file raw che ne vien fuori è ovviamente identico. Quindi potete impostare quella più vicina per eccesso a quella suggerita dall'esposimetro della fotocamera. Il "vantaggio" si manifesta quando guardate il raw, perché il software di visualizzazione aggiungerà una grezza approssimazione della luminanza; invece, se lasciate l'impostazione a 100 ISO, la visualizzazione apparirà sempre più o meno sottoesposta. Ma c'è lo svantaggio di doversi ricordare di rimettere a 100 ISO dopo ogni scatto, oppure di ricordarsi la sensibilità impostata e correggere di conseguenza le letture fatte.

Considerazione finale
Tutto quanto esposto vale anche per un sensore Bayer, solo che con questo il miglioramento qualitativo è normalmente minimo. Non è certo il caso di spiegare qui il perché, ma diciamo almeno che fanno eccezione alcune macchine con sensore SONY e processore di nuova generazione, come K5, K30 e D7000 (probabilmente anche le nuove D3200 e D5200, ma non ho ancora avuto modo di provarle): dunque, provare per credere! Ma anche in questi casi è da valutare soggettivamente se ne valga o meno la pena.
Invece col sensore Foveon ne vale davvero la pena, senza ombra di dubbio: i risultati sono strabilianti!!!
Sperando di essere stato utile.

PS: Se applicate le suddette procedure ad un sensore Bayer dovete tassativamente lasciare l'impostazione ISO al minimo nativo della macchina (generalmente 100, ed escludendo eventuali "estensioni").
Diversamente il processore aggiungerà una amplificazione al segnale del sensore prima del convertitore analogico/digitale, vanificando così tutti i nostri sforzi.
Il processore del sensore Foveon, invece, non prevede tale amplificazione ed è per questo che il file raw è indipendente dalla sensibilità impostata.

Un saluto a tutti
Sardosono

Commenti

  1. finalmente c'è un Fotografo di base, Grazie. E' da un po' che non sentivo questo linguaggio, di solito gli altri hanno idee soggettive e poco strutturati in materia, si ha l'impressione che vendano se stessi e non la fotografia nella sua tecné o stato dell'arte in tutto il suo valore. Forse si pensa che il sapere scientifico non aggiunga molto all'arte, invece cambia lo scenario del fare fotografia la quale è tale se per qualche minuto ti cambia al visione della vita e ti apre alla realtà pura da cui provieni. un giovane monaco.

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