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Merril vs Balthus e la censura del politicamente corretto

Per questo fine settimana ti segnalo un articolo, bello e stimolante come raramente mi è capitato: Balthus, la censura e l'anestetizzazione della vita, di Andrea Bocchiola.

Lo spunto è la petizione della signora Merril contro il dipinto "Thérèse rêvant" di Balthus, ma questo spunto diventa rapidamente un pretesto per riflettere sulla novità artistica, sull'opera d'arte, sulla censura implicita nel politicamente corretto, e sul male di vivere che in realtà si chiama vita.

E' una lettura breve, ma intensa, utile anche per chi ritiene di non avere alcun punto di contatto con il mondo dell'arte (e che, quindi, probabilmente non legge questo post; fagli una cortesia, giragli il link).

Art molotov, del duo Ycy and Sot
Art molotov, Ycy and Sot

Sfato subito un falso e diffusissimo mito: è un testo che trovo interessante non perché lo condivido in pieno, ma perché mi ha obbligato a rallentare, a leggerlo più e più volte, con calma, annotandomi idee sul margine del foglio (sì, l'ho stampato), a riflettere, a pormi domande (per il momento senza troppe risposte, fa lo stesso. Spesso la domanda è più importante della risposta), a cercare di scendere sotto la superficie della lettura veloce seguendo le parole nella loro profondità, fino a dove sono stato in grado di arrivare.
Per questo non solo te lo propongo ma, questa volta, ti chiedo un passo in più: condividere il tuo pensiero lasciando un commento qui sotto (o mandandomelo per email, ed io poi lo pubblico qui).

Il commento di Antonio
Gli spunti sono davvero tanti. Un pensiero, che avevo ancora prima di leggere l’articolo (grazie sempre ai tuoi “spunti” e punzecchiamenti che proponi) è che chi ha la bellezza dentro vedrà solo bellezza, chi ha odio e rancore sarà solo invidioso e odioso nei confronti di qualsiasi bellezza.
E la bellezza (tema usato e abusato) non la si può comprare ma solo coltivare: libri, musei, foto, film e quant’altro, in ogni spazio che la mente umana ha riempito e riempirà, sarà bagaglio .
Diciamo che, come si dice fra fotografi, è il buio che dà luce (sennò le foto sarebbero tutte o completamente nere o bianche! ... per sdrammatizzare dai!)
Perciò senza tediarti ulteriormente in questi giorni di festa e relax, l’augurio è di coltivare sempre la bellezza, di poterla esprimere al meglio cioè di poterla donare, come fa un artista mettendo l’anima, la sua anima, in gioco... piacevole o no che sia per il mondo.
grazie di cuore per ogni spunto che proponi

E questo è il mio commento.
La mia prima nota è sul ruolo dell'arte. Bocchiola scrive:
la meravigliosa potenza dell’arte sta nella sua irresistibile capacità di eccedere, oltrepassare, trafiggere, sedurre, sconvolgere, stremare, esaurire, il nostro sguardo
Ci penso. Nel frattempo, mi appunto (da sviluppare) che l'opera d'arte è quella capace di farmi vedere qualcosa che avevo davanti e non vedevo, quella che mi svela una verità non svelata. Mi appunto, inoltre, che l'opera d'arte è quella capace di elevarmi.

La seconda nota è sulla libertà dell'arte:
Al riguardo è persino inutile ricordare che se dovessimo censurare ogni opera d’arte suscettibile di urtare i sentimenti di qualche anima pia, dovremmo sbarazzarci della maggior parte del patrimonio culturale mondiale.
Condivido veramente e a fondo l'idea che l'opera d'arte debba essere immune da ogni forma di censura? A tutti, credo, viene da rispondere "sì", ma siamo veramente pronti ad accettarne tutte le conseguenze?

La terza e ultima nota è sul parallelo tra la censura dell'arte e la censura della vita:
Perché dietro questa iconoclastia politically correctness si dovrebbe sentire il respiro dell’odio. Di un odio cieco e sordo che colpisce tutto quanto ha la forza sottile di disturbare il nostro sguardo, di un odio che non si perita di dare inizio a una discesa infernale nella quale nessuna arte, nessuna opera sarà più possibile. ... Di un odio che non si perita di esercitare una violenza senza limiti allo scopo di rendere l’esperienza della vita totalmente anodina e incolore.
In un attimo si passa dall'arte alla vita (sempre che arte e vita si possano separare perchè, ed è un po' che ci penso, la vita è, di fatto, un immenso atto creativo) e la questione così ci investe tutti: scrittori, impiegati, cantanti, imbianchini, pittori, negozianti...
Veramente vogliamo una "birra senza alcool", un "cioccolato senza cacao", un amicizia senza contrasti, un viaggio senza imprevisti, un sesso senza persona, una lotta senza cicatrici, un dialogo senza confronto, un rapporto senza scontri?

Gli spunti sono, tanti, tantissimi, ora aspetto le vostre considerazioni.
Ciao
Giovanni B.


PS: su questo argomento ti segnalo anche "Balthus istiga ancora alla bellezza", di Lucia Brandoli

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