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Quando la fotografia non è lo specchio del reale

In questa storia c'e una fotografa che è già entrata nella Storia della fotografia, c'è un fotografo che entrerà nella storia delle figuracce impossibili, e c'è un fotografo che la storia della fotografia sembra aver dimenticato

La prima fotografa è Mary Ellen Mark che tra il 1978 e il 1979 realizza, dopo anni di preparazione, realizza "Falkland Road", triste intenso e toccante reportage sulla vita delle prostitute e Bombay. Se non l'hai mai visto te lo consiglio, suggerendoti anche di perdere tutti i minuti necessari per leggere la lunga ed interessante introduzione.

Mary Ellen Mark | Falkland Road, 1978

Il secondo fotografo è Souvid Datta, giovane fotografo con già numerosi e prestigiosi riconoscimenti alle spalle (tra i quali il Getty Images Editorial Grant, l'Alexia Foundation award, il Visura Photojournalism Grant e il LensCulture/Magnum Photos award) che qualche anno fa ha la bella idea di "foto-scippare", in una foto del suo reportage ”In the Shadows of Kolkata", proprio una delle fotografie del reportage di Mary Ellen Mark. Tecnica che, secondo quanto riferito dal Times, avrebbe poi ripetuto altre volte, con immagini rubate a colleghi fotografi come Daniele Volpe, Hazel Thompson and Raul Irani.
Nulla sfugge però alla rete che, lentamente ma implacabile, lo sbugiarda.

Souvid Datta | In the Shadows of Kolkata

Il terzo fotografo è Bruno Vidoni. Lo conoscevi? Io no. E' saltato fuori in questa vicenda grazie a Michele Smargiassi, che ne ha ricostruito l'incredibile provocazione artistica: in breve, Vidoni tra gli anni '79 ed '80 divenne lo spauracchio di editor e direttori di riviste e quotidiani con i suoi finti reportage dall'Ulster e dalla Cambogia realizzati nel giardino dietro casa.

Bruno Vidoni | Irlanda del Nord (?)

Questa storia ha due morali:  "le bugie hanno le gambe corte", come diceva già molti anni fa mia nonna, e "la fotografia non è lo specchio del reale".
Ma, questo, lo sapevamo già da tempo.

Buon we
Giovanni B.

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