granitico star-system del fotogiornalismo contemporaneo tutto concentrato sulla costruzione di una spettacolarizzazione del dolore che nulla portava alla diffusione delle storie e delle notizie (De Bonis, 2012)*.
L'appello è secco, diretto e accorato: "Aboliamo il World Press Photo"*!
Sviluppando un tema non nuovo (2011: «World Press Photo? No, grazie»*; 2012: «World Press Photo 2012: "Ogni limite ha una pazienza"»*), De Bonis pone una serie di domande ben precise:
- Ha senso un fotogiornalismo concentrato sulla spettacolarizzazione della violenza e sull'effetto splatter?
- Gli autori di questi scatti si sono mai interrogati sul senso (importantissimo) del loro lavoro e sulla rilevanza della pratica fotogiornalistica?
- Si fa informazione veicolando questo genere di fotografie?
- È proprio così necessario scattare una fotografia, anche quando il soggetto ripreso (a volte addirittura non in vita) è umiliato, violentato, ridotto a oggetto di brutalità?
- È giusto vincere premi fotografici con simili immagini?
- Quale operazione culturale svolgono i giurati che assegnano premi a scatti come quelli indicati all'inizio dell'articolo?
- Serve al mondo della fotografia internazionale e dell'informazione una manifestazione come World Press Photo?
Per meglio comprendere l'osservazione di De Bonis credo che possa essere utile leggere "Reportage e senso della fotografia – Note a margine di Broken Landscape di Paolo Pellegrin" e "Reportage e senso della fotografia. Continua il dibattito critico".
ognuno, in cuor suo e nella dimensione privata della propria coscienza, saprà darsi delle risposte.Io, invece, mi accorgo che queste risposte non me le so dare e - anzi - a provare a rispondere mi viene il dubbio:
- che ad alcune domande non posso rispondere;
- che altre domande sollecitino, già nella loro formulazione, la risposta attesa;
- che, infine, queste domande possano essere riferite ad una parte dei lavori selezionati e - anche a limitarsi alla categoria Spot News, General news e Contemporary Issues - neppure alla maggioranza di questi.
Il dibattito quindi è aperto: non credo che ne vederemo la conclusione, ma mi piacerebbe sapere se qualcuno riesce a darsi delle risposte soddisfacenti.
Ciao
Giovanni B.
(*) Tutti gli articoli citati erano pubblicati sulla rivista on-line Puntidisvista, chiusa a gennaio 2018.
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