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Il fotogiornalismo è inutile, ed ha pure stancato

Questo è un post un po' particolare, perchè ti voglio segnalare un reportage ("Going hungry", lo trovate sul blog della Reuters*) e mentre te lo segnalo penso che farei meglio, invece, a pubblicare qualcosa sull'ennesimo aggeggio fotografico.

Perchè?
Perchè i reportage di solito mostrano il lato peggiore del mondo, quello in cui è costretta a vivere la quasi totalità della popolazione. E mi fanno riflettere e, molto spesso, rattristare. Parlare di una nuova macchina fotografica, invece, scatena le mie endorfine e gli oppioidi da possesso compulsivo.
Perchè un post sui reportage e sui fotoreporter lo leggono sì e no 20 persone, quello sulla qualità delle immagini della fotocamera X a 102.800 ISO (che poi nessuno mai utilizzerà nel mondo reale) almeno 400. In un giorno di stracca, si intende.

Così oggi vorrei dirti di non guardare "Going hungry", non dice nulla di che, nulla di nuovo: sono i soliti bambini affamati, questa volta nelle Filippine. A volte tocca all'Africa, al Sud America... cambiano gli attori ma il film è sempre lo stesso. Vorrei veramente dire "lascia stare".

Però capita che in questi giorni ho finito di leggere "Storia della mia gente", di Edoardo Nesi, che nonostante abbia vinto il Premio Strega 2011 è veramente un libro mozzafiato (scusatemi, io diffido delle Palme e degli Orsi d'oro e d'argento).
E allora penso che forse è un bene che ci siano ancora in giro dei reporter, fotografi, scrittori o disegnatori, che hanno ancora la costanza di uscire di casa per raccontare il mondo, quello esotico delle Filippine o quello toscano di Prato.

Quindi, quardati il reportage e, magari, abbonati anche al blog della Reuters (tanto è gratuito); comprati il libro di Nesi (questo non è gratuito, ma costa sui 12 euro, meno di una pizza, e in più non fa ingrassare); cerca e compra i libri di Joe Sacco, o l'ultimo numero de "l'Europeo" in edicola.

Conoscere il mondo vale più di uno scatto a 102.800 ISO.

Ciao
gio.bi

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