La fotografia, la memoria e l'acido che la corrode. Un libro sull'Alzheimer

Da sempre non riesco a guardare una fotografia, vecchia di qualche anno, senza che il cervello avvii la sua stolta routine: quanti anni avrà avuto questo bambino? e quanti anni avrà ora? e questa ragazza, sarà ancora viva?

Foto in bianco e nero di un gruppo di ragazzi e ragazze in un Paese italiano negli anni 70. Generata con IA
Italia, anni '70

E' un esercizio di matematica doloroso e involontario che svela, però, la menzogna della fotografia: l'illusione di rendere eterno un istante. Amo la fotografia, è la mia passione più antica ma, lasciatemelo  dire, è un'arte infida: perché rende eterni i sogni le speranze, le promesse, la bellezza della gioventù. E perché sopravvive alle persone. 

La memoria, invece, è più onesta: rivede e aggiusta i ricordi, li arrotonda all'oggi, permette che il tempo li levighi. E poi, lentamente, svanisce e ha l'eleganza di andarsene con la persona.

Parlo di memoria perché oggi, 21 settembre, è la Giornata Mondiale dell'Alzheimer, una malattia maledetta che come un acido corrode la memoria, buca i ricordi e li brucia per sempre. E cancella l'identità delle persone.

Qualche anno fa avevo affrontato questo tema con L'ACIDO, un libro d'artista che racconta, graficamente, il calvario dell’Alzheimer. È un tentativo di raccontare visivamente la violenza di questa malattia; in realtà nessuno – tranne chi c’è passato o chi c’è in mezzo – può capire cosa significa vedere scomparire lentamente la persona che ami. E' anche una lettura della malattia molto diversa dalla marcia visione - così diffusa - che vede nell'Alzheimer un ribaltamento dei ruoli: il genitore che diventa figlio dei figli, e i figli che diventano genitori del genitore. Un ribaltamento dei ruoli che solo nel fantastico mondo di Hello Kitty può essere accettato. 

Copertina del libro artista L acido

Lo trovate ancora su Amazon; potrebbe, come qualcuno mi ha effettivamente detto, essere una "lettura" molto dura. Per me affrontare ogni pagina del libro è stato durissimo e, purtroppo, non è stato neppure un esercizio catartico.

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