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Ernst Haas, la fotografia tra mosso e colore

Di solito "scopro" un nuovo fotografo partendo da una fotografia trovata in rete; in questo caso, invece, lo spunto è stato non una foto ma una frase:

Non mi interessa fotografare cose nuove, mi interessa vedere le cose in modo nuovo.

La frase è di Ernst Haas (vai al sito), un fotografo talmente potente che, per me, è inspiegabile che sia meno universalmente popolare di Capa, Henri Cartier-Bresson, Alex Webb (per citare alcuni tra i giganti della fotografia) o delle migliaia di fotografopressomestesso su instagram.

Ernst Haas, Route 66, Albuquerque, New Mexico, 1969

La sua eredità artistica, inoltre, è immensa: basta scorrere le sue foto per capire quanto hanno influenzato le nostre foto. Credo sia corretto dire che Ernst Haas - vissuto tra il 1921 e il 1986 - ha anticipato di qualche decennio le tendenze fotografiche: le sue fotografie, soprattutto la sua produzione a colori, sono incredibilmente contemporanee per taglio, luce, cromatismi, ricerca sul colore, sul movimento, sui riflessi, sullo sforzo di superare i limiti fisici del fotogramma. Se le sue fotografie sono potenti oggi, cosa dovevano essere quando sono state viste per la prima volta?

Fu pioniere nell'esplorazione del colore, in un epoca in cui la fotografia "impegnata" era solo in bianco e nero; a lui viene attribuito il primo reportage a colori mai pubblicato da LIFE, 24 pagine dedicate a New York; una sua retrospettiva fu la prima esposizione di fotografie a colori nella storia del New York’s Museum of Modern Art (ed era il 1962).

E pensare che Ernst Haas aveva iniziato a studiare medicina; poi, a causa della folle ideologia ariana - Hass era di origini ebraiche - dovette abbandonare gli studi. Iniziò a dedicarsi alla fotografia dopo la fine della guerra e fu proprio il momento storico ad indirizzarlo all'uso del colore:

Nei miei ricordi, gli anni della guerra, tutti gli anni della guerra, ivi inclusi almeno cinque duri anni di dopoguerra, saranno per sempre anni in bianco e nero, o meglio: anni in grigio. In qualche modo, forse simbolicamente, ora volevo dire che il mondo e la vita erano cambiati, come se tutto all’improvviso fosse stato ridipinto di fresco. I tempi grigi erano finiti. Come all’inizio di una nuova primavera, volevo celebrare col colore i tempi nuovi, colmi di nuove speranze.

Come HCB, più che la fotografia lo interessava la pittura, ma la fotografia fu il pretesto che gli permise di esplorare il mondo:

Non ho mai davvero voluto di essere un fotografo. Nacque lentamente dal compromesso di un ragazzo che desiderava combinare due obiettivi: esploratore o pittore. Volevo viaggiare, vedere ed avere delle esperienze. Quale professione migliore potrebbe esserci di quella di un fotografo, quasi un pittore di fretta, sopraffatto da troppe impressioni in costante cambiamento? Ma tutte le mie influenze ispiratrici provenivano molto più da tutte le arti che dalle riviste di fotografia

Un soggetto particolare, Haas, che vuole "viaggiare, vedere ed avere delle esperienze" ma rifiuta l'invito ad entrare nella rivista Life, che per molti fotografi è stato il perfetto connubio tra "viaggiare, vedere ed avere delle esperienze", in nome della libertà della propria ricerca artistica

Quello che voglio è rimanere libero, in modo da poter realizzare le mie idee … Non penso che ci siano molti redattori che potrebbero assegnarmi dei compiti che do a me stesso…

Nel 1959 viene eletto Presidente di Magnum, nella quale era entrato 10 anni prima su invito di Robert Capa; nel 1986, anno della sua morte, riceve l'Hasselband Award.

Ci lascia in eredità uno stile che ha valorizzato l'uso espressivo del colore e del movimento, due sfide da lui raccolte e affrontate con successo:

Penso che il colore rappresenti una sfida maggiore. Col bianco e nero esistono solo tonalità di grigio. Col colore ci si trova davanti alle più incredibili combinazioni di sottili sfumature che possono essere sfruttate per esprimere profondità o rilievo. Il bianco e nero riproduce le linee essenziali nel modo più immediato. Se, per esempio, si deve fotografare una situazione in cui il soggetto principale è vestito in grigio mentre un personaggio secondario è in rosso, l’occhio sarà costantemente attratto da quest’ultimo. Col bianco e nero il problema non sussiste, ma col colore bisogna procedere con molta attenzione. Fotografare a colori è più difficile: è necessario pensare e sentire in un modo diverso.

E, sull'uso del mosso:

Ho voluto liberarmi dal classico momento statico per ottenere un’immagine che esprimesse anche il concetto di tempo

Ciao
Giovanni B.

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