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Ritratto fotografico, ecco cosa ho imparato da Henri Cartier-Bresson

Nei giorni scorsi mi è stato regalato il libro "Magnum. I primi cinquant'anni della leggendaria agenzia fotografica" (di Russell Mirrel, edizioni Contrasto). Purtroppo, è un regalo che mi sta togliendo il sonno: ricco di aneddoti, storie, interviste e avventure di alcuni tra i più famosi fotografi al mondo è veramente difficile chiuderlo per riporlo sul comodino e abbandonarsi a Morfeo. :)

Mentre lo leggo mi trovo spesso ad appuntarmi, mentalmente,  questa o quella frase: è una miniera inesauribile e credo che, nelle prossime settimane, te ne riporterò diverse citazioni.

Henri Cartier-Bresson | Ritratto Di Henri Matisse (Vence, Francia)
Inizio oggi con questa di Henri Cartier-Bresson sul ritratto fotografico:
In linea di massima, quando faccio un ritratto, voglio stare da solo con la persona e non parlo perché non si può parlare, guardare e concentrarsi insieme. La fotografia è concentrazione, prontezza, disponibilità. Se hai davanti qualcuno che inizia a farti domande, è finita. Fare un ritratto, cogliere il silenzio di una persona, la sua interiorità, è come mettere la macchina fotografica tra la maglia e la pelle. Non è molto piacevole, vero? Quindi, serve una concentrazione solitaria.
Ho trovato anche un libro dedicato ai ritratti fotografici, di personalità importanti del suo tempo ma anche di gente comune e anonimi passanti, realizzati da HCB: si intitola "Un silenzio interiore - I ritratti di Henri Cartier-Bresson" ed è ovviamente già finito nella mia "lista dei desideri".

Ciao
Giovanni B.

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